Sono gli Stati Uniti il primo mercato con una crescita del 6% delle vendite. La domanda supera quella di champagne, tranne a Natale. Il 45% lo consuma a casa. Il 2 e 3 dicembre a Veronafiere Wine2wine.
VERONA. E' il Prosecco il driver delle vendite delle bollicine nel mondo. Con un incremento delle vendite negli Usa del 35% in volumi e del 36,55 in valore a un prezzo medio a bottiglia attorno ai 12 dollari, sono proprio gli Stati Uniti il Paese che acquista di più con vendite che segnano +6% di spumanti italiani, categoria che ormai rappresenta la metà dell'export vinicolo made in Italy.
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Lo ha detto, in apertura di Wine2Wine, forum di Vinitaly del business del vino il 2 e 3 dicembre a Veronafiere, Danny Brager, senior vice presidente per gli Usa dell'area Beverage Alcol di Nielsen, nel sottolineare che la "domanda di Prosecco supera quello di Champagne tutto l'anno, tranne che nelle festività natalizie. E che la crescita del Prosecco ha incrementato gli acquisti di spumanti senza erodere quota di mercato altrui, conquistando in un caso su tre enoappassionati che non avevano mai acquistato spumanti italiani. Mentre un 35% dei giovani consumatori Usa ammette di essere passato nell'ultimo anno al Prosecco per moda. In crescita anche il Moscato, che risulta essere preferito in particolare dagli ispanici e dalle donne".
Il 45% degli enoappassionati Usa dichiara di bere spumanti solo a casa, il 12% solo al ristorante, il resto sia a casa che fuori. Per il consumo tra le mura domestiche i giovani sotto i 38 anni, secondo il monitoraggio Nielsen, «comprano più vino d'asporto (+3,1%) e più alcolici (+3,5%), in particolare wihisky arormatizzati e cognac, e meno birra (+2,69%), salvo quelle artigianali (+15%), predilette in particolare dal sesso maschile di medio-alto reddito.
Crescono negli Usa le vendite di vino alla spina, anche nelle spiagge e nei luoghi di consumo più informali. "In generale - ha detto ancora l'esperto di Nielsen Usa - i consumatori statunitensi amano messaggi semplici attorno al vino; sono spaventati dalla complessità e bevono quello che piace agli amici. Per chi punta all'export negli States deve perciò privilegiare la formazione dei buyer, di chi dà consigli al consumatore finale che prima o poi tuttavia verrà in Italia, secondo quanto dichiarato nel monitoraggio Nielsen, per conoscere il produttore del vino comprato per consumi domestici".
I consumatori da conquistare sono i giovani, i più trendy. L'importante però è non sbagliare l'approccio. Insoma negli Usa non basta avere un buon vino ma bisogna saperlo raccontare alle persone giuste. Un canale di informazione utile in America è rappresentato da I'll drink to that! uno dei tre podcast esistenti sul vino al mondo, l'unico rivolto ai consumatori, con 300 interviste e 60mila download a puntata. Un'opportunità unica per tutti i produttori di vino italiani specie medio-piccoli che vogliono esportare i loto prodotti.*fonte il web
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