lunedì 9 gennaio 2017

DESIGN - QUELL’INNATO BISOGNO DI NATURA… LA STORIA DEI GIARDINI


QUELL’INNATO BISOGNO DI NATURA…  LA STORIA DEI GIARDINI

La primavera ha il suo linguaggio forte e chiaro che non ha bisogno di parole, pieno di colori come il verde e tante tonalità accese di ogni sorta, fatto di profumi e di spazi aperti che emanano un nuovo calore a chi vi si immerge. Il silenzio e il freddo sembrano ormai un ricordo lontano, la natura si risveglia con la gioia di chi esce dalla sensazione di una vita “ovattata” dalla nebbia. 
Sembra strano, eppure tra gli infiniti attimi che respiriamo c’è un momento preciso in cui ci accorgiamo che l’aria ha un altro sapore…il profumo della bella stagione che sta arrivando. 

Il modo più immediato che abbiamo per ricollegarci alla Natura in cui siamo nati sono i giardini e i parchi, che portano un po’di questo originario mondo dentro le nostre città di cemento. In realtà il desiderio di immergersi in essa è molto antico…e la curiosità di capire da dove nasce questo bisogno mi ha portato a fare una ricerca molto, molto in là nei secoli.

Perfino sopra le Ziggurat babilonesi, piramidi ideate per avvicinarsi al cielo, c’erano dei giardini pensili, i più antichi conosciuti al mondo, e nelle pitture degli antichi Egizi vi sono spesso rappresentate palme e laghetti con ninfe e fiori di loto. Successivamente, come per magia, i giardini si diffusero in ogni luogo, acquisendo forme e significati diversi: in Grecia avevano scopo sia alimentare che ornamentale, quelli romani erano racchusi all’interno della cornice delle mura di casa e quelli appartenenti alla cultura araba addirittura influenzavano l’architettura stessa, la quale riproduceva una stilizzazione di un mondo vegetale visto come il paradiso in terra. 
E tale desiderio di ricreare il paradiso invase anche il mondo occidentale arrivando –nel Medioevo- alle corti dei nobili di Francia e, in Belgio nelle Fiandre, varie counità di mistici vi trovarono il contesto ideale per la loro meditazione così come erano luoghi di silenzio ascetico i giardini zen giapponesi. Tipico della cultura giapponese è il Karesansui, dove sono rappresentati tutti gli elementi della natura, delimitato da un muro di cinta che favorisce la concentrazione.

Il periodo del Rinascimento vide comparire nel verde antichi busti in marmo, statue, tempietti prediligendo un giardino creato su terrazze a vari livelli. Nel XVII secolo nacque il Giardino all’Italiana che voleva ricreare un paesaggio natural-artificiale fatto di forme geometriche unendo minerali e mondo vegetale, attraverso un lavoro sincronizzato di architetti ed artisti esperti nel tagliare le piante in modo da dare loro la forma desiderata: ecco siepi che sembrano muri e colonne che spesso contornano parterre costituiti da aiuole di forma geometrica. Il Giardino alla Francese, pur sentendo l’influenza italiana, prediligeva aiuole adornate con sabbie colorate e una scenogafia più naturale che non comprendeva terrazzamenti e statue.
  
Completamente diversa la concezione che sta alla base del più romantico Giardino all’Inglese, vicino alla natura “selvaggia”, che in se stessa è considerata la più eccezionale Maestra d’Arte, e in cui sembra non ci siano regole imposte dall’uomo (sembra).

Oggi il giardino è parte integrante delle nostre case, della nostra vita di tutti i giorni ogniqualvolta cerchiamo un momento di relax, nel verde del nostro “piccolo pezzettino di natura”, oppure come luogo ideale di momenti in compagnia o di gioco per i più piccoli. 
All’inizio della nostra storia, quando siamo nati, guardavamo il cielo e quello era il nostro soffitto…alto e luminoso, o scuro e pieno di stelle. E i profumi intorno a noi non erano lo smog o la vernice dell’auto nuova. Non c’erano famosi stilisti ad inventare aromi ma c’era Madre Natura con le sue piante ed i suoi fiori…con l’odore della terra bagnata sotto la pioggia. Più siamo diventati “grandi” ed evoluti e più tale soffitto si è abbassato e abbiamo cercato di racchiudere le fragranze più deliziose dentro delle boccette. Abbiamo realizzato costruzioni ed opere meravigliose, siamo riusciti a volare più in alto delle nuvole e a superare la barriera del suono. Ma restiamo ancora incantati davanti alla grandezza del cielo con le sue stelle e annusiamo i fiori perché amiamo il loro profumo. Sembra strano ma non lo è…perché se –a quanto pare- stare a contatto con la natura è sempre stato un bisogno, è perché siamo parte di essa e per questo la cercheremo sempre. 

Il giardino è una sorta di isola felice…ognuno sa che significato tale affermazione ha per lui. 

By Chiara Musino

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