Vedremo come andrà a finire, di certo il ragazzo ha i numeri dalla sua: se all’età di appena 17 anni era già stato inserito dalla rivista americana Forbestra le dieci celebrità più potenti al mondo, ora Bieber vanta quasi 70 milioni di follower su Twitter e oltre 73 milioni su Facebook, cifre da record. Poi, si sa, non gli manca una folta schiera di detrattori e non ne combina una giusta: il suo curriculum spazia dagli arresti per guida in stato di ebbrezza a una condanna per vandalismo per aver tirato delle uova contro l’abitazione di un vicino di casa, dall’aggressione di un fotografo alla recente paparazzata targata New York Daily News, in cui lo si vede a Bora Bora in un nudo frontale. Fatto, quest’ultimo, avvenuto a metà ottobre, che la giovane popstar ha commentato così: «Mi sono sentito violentato, come hanno potuto?».
In realtà c’è chi sostiene fosse a conoscenza della presenza dei fotografi, ma in fondo che importa? Per personaggi come Bieber, amati e odiati in tutto il mondo, vale la regola secondo cui l’essenziale è che se ne parli, c’è poco da commentare. E del resto le «bieleber», come si chiamano le fan del cantante che agli ultimi Mtv Ema tenutisi a Milano ha fatto incetta di premi, sono dalla sua parte, pronte a difendere il loro beniamino da ogni attacco e a farlo schizzare in testa alle classifiche a ogni disco. Non a caso nel primo giorno di pre-ordine all’atteso Purpose sono bastate poche ore per approdare alla posizione numero uno delle classifiche di vendita in Italia, Canada, Stati Uniti e in altri sessanta Paesi. Del disco, oltre al succitato What Do You Mean?, sono già disponibili il singolo Sorry, la ballata romantica Love Yourself, scritta con Ed Sheeran, The Feeling, duetto con Halsey (la cantante dell’hit New Americana), e ancora I’ll Show You, brano dietro cui si nasconde lo zampino di Skrillex.
Ma da dove nasce il fenomeno Bieber? La sua prima esibizione dal vivo, che gli valse il terzo posto in un concorso musicale a Stratford, la sua città, risale all’inizio del 2007. «Salii sul palco e ci misi tutto l’impegno di un dodicenne, pensando che quello, forse, era il momento più fantastico della mia vita, meglio dell’hockey, meglio di Guerre Stellari, meglio del tacchino in salsa della nonna», ha raccontato il cantante nell’autobiografia Justin Bieber. Primo passo verso l’eternità: la mia storia (Ippocampo).
Nello stesso libro il ventunenne canadese ricorda anche l’esordio da «artista di strada» davanti a un teatro locale: «Mamma era preoccupata, volle a tutti i costi che il nonno mi tenesse d’occhio dalla sua auto. Dopo appena un paio d’ore avevo quasi 200 dollari. Mi sembrava di aver scoperto una miniera d’oro». In breve tempo i suoi video in versione busker, pubblicati su YouTube, sarebbero stati notati dal manager Scooter Braun e Bieber avrebbe conosciuto il successo che oggi desidera mantenere con la sua nuova prova discografica Purpose.
Sull’album – che esce nello stesso giorno del quinto disco di altri teen idol, gli One Direction -, le indiscrezioni si sprecano. Si sa, per esempio, che nella title track Bieber si rivolge a Dio, affermando di aver affrontato tante prove e di essere ora pronto alla maturità. Un riferimento alla religione che non deve stupire: la popstar dell’Ontario tira spesso in ballo la fede, in una recente intervista al magazine Complex ha persino dichiarato di voler «vivere come Gesù», da lui definito «la più grande medicina di tutte». «Vivere come Gesù, non essere Gesù, non potrei mai», ha poi aggiunto a mo’ di precisazione. Il che fa sorridere, ma tant’è: ci sono ragazzine che osannano Bieber quasi fosse Dio, oggi va così.
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